29.11.2009
Quell’insostenibile leggerezza del nuovo pacchetto legato al tema lavoro

Non apparteniamo, come chi ci segue da tempo sa, né alla schiera dei catastrofisti né a quella dei perenni ottimisti, ma sull’occupazione si aggirano nubi pesanti. Ce lo dice l’ultimo outlook dell’Ocse, ce lo dice la rivolta dei piccoli ma anche le reazioni più composte dei grandi imprenditori. Forse non siamo ancora in grado di definire la profondità della crisi né le sue più profonde conseguenze sul mutamento dei fattori in campo e dei costumi. Di fronte alla crisi ogni paese fa i conti con se stesso, con le proprie risorse, con la propria vitalità. E’ di questi ultimi tempi la notizia che la Francia ha stanziato la somma di 35 miliardi in chiave anticrisi, di cui la metà, vale a dire 17 miliardi (sì, avete letto bene, 17 miliardi di euro), solo per sostenere l’università. Vien da sorridere di fronte alla cifra di 40 milioni aggiuntivi stanziati dal governo italiano per la nostra ricerca! In Italia sembra quasi che la crisi sia un fastidio, più che una sfida, mentre ci si continua ad occupare d’altro, giustizia in testa. Lo stesso pacchetto lavoro, di cui si discute da tempo, e che costituirà un collegato alla Finanziaria, appare debole di fronte alla profondità della crisi. Quel che si sta preparando è un intervento di incentivazione alle Agenzie private del lavoro che riceveranno un premio per ogni lavoratore assunto: 1.200 euro se con contratto a tempo indeterminato, 800 euro se a tempo determinato. Sono 40 i milioni di euro messi a disposizione delle agenzie. Oltre a questo, che appare più come un sostegno alle agenzie stesse, in debito di ossigeno in questi tempi, come hanno osservato autorevoli esponenti della stessa Confindustria, anzichè un incentivo alle imprese, si sta predisponendo un ammortizzatore sociale per i collaboratori a progetto rimasti senza lavoro più adeguato rispetto al passato: l’innalzamento da 13 a 20 mila euro del tetto di reddito per avere l’una tantum e l’innalzamento della quota dal 20 al 30% dell’ultimo reddito. Un piccolo passo, anche se concreto, che dovrebbe sanare lo scarso successo ottenuto dalla misura così come concepita sino ad oggi, per la quale erano stati stanziati 200 milioni di euro, rimasti inutilizzati proprie per le maglie troppo strette del provvedimento. Nessun riferimento invece, almeno allo stato attuale, a provvedimenti a favore di altri lavoratori, e in particolare al rafforzamento delle tutele per i lavoratori a termine e in somministrazione a tempo determinato, rimasti senza lavoro. Ciò che richiama per l’ennesima volta il tema e la necessità di un sistema di tutele minime universali per tutti, al di là della formula contrattuale posseduta.

(questo articolo è apparso su Io Lavoro di Italia Oggi Sette di lunedì 23 novembre)