09.01.2017
Dalle politiche passive alle politiche attive: le sfide del lavoro nel 2017

Il nuovo anno crea uno spartiacque nel mercato del lavoro: passiamo dalle politiche passive alle politiche attive del lavoro. Addio alle lunghe casse integrazione, addio alla mobilità, addio a inutili corsi di formazione. Stiamo entrando nell’era del protagonismo dei disoccupati e dei servizi al lavoro. Chi perde il lavoro è chiamato a stilare un patto. Riceverà un’indennità e un sostegno al reddito, ma è chiamato a entrare in un percorso che lo accompagnerà verso una nuova condizione, verso un lavoro o verso un nuovo corso di formazione. E’ la prova generale del nuovo sistema, che funzionerà se le persone accetteranno le sfide dell’attivazione e se i servizi all’impiego, pubblici e privati, saranno in grado di esercitare un’offerta congrua alle caratteristiche della persona. Gli ultimi dati Istat ci dicono che sta crescendo l’occupazione, anche se è in décalage per la riduzione degli incentivi; sta crescendo anche la disoccupazione, perché più persone si affacciano al mercato del lavoro e non sempre lo trovano; e si stanno riducendo gli inattivi, una parte dei quali si rimette a cercare un lavoro. Le politiche attive richiedono una grande capacità di coordinamento tra Stato e regioni, tra servizi pubblici e agenzie private, tra formazione e lavoro. A questo è titolata l’Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, che dovrà gestire un rilancio del sistema lavoro nel nostro paese. Servirà un piano di lavoro programmato sul medio periodo, nonostante le urgenze dell’oggi. A un cambiamento delle norme deve seguire un cambiamento delle pratiche e delle culture, che debbono essere riorientate a un nuovo protagonismo che superi le vecchie politiche passive. E’ una sfida difficile ma entusiasmante. Ne seguiremo il cammino e le tappe, senza pregiudizi e senza trionfalismi. Perché tutti possano aspirare a conquistare il lavoro che cercano e ritrovare la loro dignità.