16.12.2011
E’ finito il gioco del cerino e delle rimozioni, servono progetti

Pensavamo che il 2011 potesse essere un annus horribilis, ma anche nel 2012 ci attendono prove particolarmente pesanti. Soprattutto per l’occupazione. Abbiamo appena finito, forse, quasi un ventennio di rimozioni, disattenzioni, malversazioni, corruzioni, in un parlar d’altro e di troppi conflitti di interessi mai risolti, che ci hanno portato al declino. E ora ci accorgiamo di quanto tempo abbiamo sprecato, dei tanti progetti mancati e delle alternative ora tutte da ritrovare. In questo ventennio è andato in scena il grande gioco del cerino, che è stato irresponsabilmente utilizzato per scaricare sui posteri l’incapacità o la non volontà di prendere le giuste decisioni. Nel frattempo la crisi ci ha divorato e noi non abbiamo costruito gli anticorpi necessari. Non funziona più il gioco del cerino, ma nemmeno quello del capro espiatorio. Ora non possiamo dare all’Europa le colpe che sono nostre, o meglio, di chi ci ha governato, che ha preferito il consenso alla responsabilità. Abbiamo sentito troppe giaculatorie sulla nostra diversità: noi stiamo meglio degli altri, suonava il pifferaio magico, siamo diversi, e intanto l’inerzia ci schiacciava al basso. C’è un paese da rifare, un modello di sviluppo da ricreare e lo dobbiamo fare nell’emergenza di una caduta dell’occupazione e della crescita che non ha ancora raggiunto i suoi limiti. Nè possiamo scaricare su un cosiddetto governo dei tecnici il compito di fare il lavoro sporco che una classe politica imbelle non ha voluto fare. Sono però convinto, al di là delle invettive, che abbiamo ancora le risorse per farcela, per recuperare quella lucidità e quella coesione sociale che abbiamo conosciuto in altri periodi della nostra storia. Abbiamo bisogno di una buona politica e di una buona amministrazione, e di ricostruire un tessuto connettivo lacerato ma ancora intatto nella sua struttura, che nessun incantatore di serpenti potrà annullare e intaccare. Il capitale sociale e relazionale dovrà sostituire un capitale economico e finanziario che abbiamo dilapidato. Dobbiano fare progetti per le future generazioni. E realizzarli. Si può fare.