31.01.2010
Giovani apprendisti stregoni in cerca di formazione, una storia italiana

La vicenda dell’abbassamento di un anno dell’età di avviamento al lavoro, da 16 a 15 anni, come conseguenza della proposta di utilizzare per l’assolvimento dell’obbligo scolastico un anno di apprendistato, è sintomatica dell’improvvisazione che ci guida. Riassumiamo rapidamente. Dal settembre 2007, governo Prodi, è stata alzata l’età per l’avviamento al lavoro da 15 a 16 anni, questo in linea con l’ipotesi che ogni cittadino ha il diritto-dovere di svolgere dieci anni nella scuola dell’obbligo, così come prevedono i principali paesi e come obiettivo intermedio verso un obbligo futuro di istruzione a 18 anni. La motivazione di fondo del governo di centro-destra è quella dell’eccessivo numero di giovani che nella fascia di età tra i 14 e i 17 anni né studiano né lavorano: almeno 120mila. Una dispersione di risorse umane, una fascia di giovani cittadini a rischio. Ora, la proposta di utilizzare come anno dell’assolvimento dell’obbligo scolastico un anno di apprendistato non può che suscitare discussioni. Infatti, al di là di intepretazioni ideologiche, considerare un anno di lavoro e apprendimento sul campo come anno di istruzione è possibile solo a determinate condizioni. La prima e la più rilevante è che l’anno di lavoro in apprendistato venga utilizzato effettivamente come anno di formazione e non solo di lavoro, altrimenti si creano disparità, ma soprattutto non si aiutano questi giovani cittadini a rischio di diventare drop out. Ora, tutti sappiamo che nell’apprendistato, contratto a forma mista, gli apprendisti che fanno davvero formazione in affiancamento al lavoro sono davvero pochi: circa il 20%. Il che significa che l’apprenditato per la maggioranza dei giovani è un rapporto di lavoro e non un contratto di formazione. Che l’impresa sia un luogo formativo non c’è dubbio, ma che questo istituto debba essere a causa mista è altrettanto chiaro. Quindi, o si prevede un monte ore di formazione in aula più che significativo (per esempio 500-600 ore), da affiancare alle ore di lavoro, o si tratta ancora una volta di un pasticcio tipicamente all’italiana, in cui alcuni decidono senza valutare sino in fondo le conseguenze del loro gesto. Viva quindi l’apprendistato, come succede nei paesi normali, ma che apprendistato sia, vale a dire, con il corredo obbligatorio e certificato di un vero e consistente percorso di formazione guidato.