10.01.2010
Storia triste di Carmelo, ex postino che ha perduto il lavoro e la patente

Carmelo Frioli era un ex dipendente delle Poste, dove aveva lavorato per oltre vent’anni. Lo hanno trovato a Trento, nel piazzale di un centro commerciale specializzato nel bricolage, tra alcune casette in esposizione, delle piccole baite di legno pronte da vendere, con le porte e le finestre sprangate. È morto a 54 anni di freddo o, chissà, per una caduta o forse per l’indifferenza e la solitudine, nella asburgica Trento, che con Bolzano detiene il record nazionale della piena occupazione e i migliori servizi pubblici per il lavoro e non solo. Lui, Carmelo, il lavoro lo aveva perduto. Prima aveva lavorato a Fiumicino, poi aveva optato per un trasferimento a Trento, perché voleva stare più direttamente a contatto con l’anziana madre. Ma tutto precipita improvvisamente un paio di anni fa e lui sente che non ci può fare niente. Carmelo prima perde il lavoro, viene licenziato; poi, dopo un incidente stradale, perde pure la patente, che gli viene ritirata. E qui comincia il declino, che diventerà un abisso, l’inizio della fine. Carmelo è in grave difficoltà, con quel misto di disagio, timidezza, orgoglio, che lo allontanano dal mondo e dagli aiuti degli altri. Che lo rendono un diverso, magari uno strano, chiuso in se stesso. Molti hanno cercato di aiutarlo, ma non ci sono riusciti. In tasca non aveva documenti, ma solo una tessera sindacale, della Cisl, di cui era stato iscritto. Nessuno è riuscito a intercettarne i bisogni profondi, nemmeno il Centro di ascolto e di incontro, perché lui aveva deciso di vivere sulla strada, lui aveva deciso che in questo mondo non ne valeva più la pena. È morto intorno a Natale, mentre tutti gli altri, noi, si ritrovavano in allegria e nel tepore della famiglia, assaporando o a volte fingendo la felicità. Il suo Natale l’ha passato in compagnia di un cartone di vino dozzinale ormai vuoto da tempo, un pacchetto di biscotti e un paio di guanti, a terra, a fianco del suo corpo senza vita, che non sono riusciti a proteggerlo, dal freddo e dall’indifferenza. Aveva deciso di lasciarsi andare, per lui non valeva la pena di vivere in questo mondo, che lo aveva rifiutato più di una volta. Che non aveva saputo ascoltarlo e capire sino a che punto può arrivare il disagio, il sentirsi soli e incompresi, un rottame da buttare. Raccontiamo questa storia perché ci vergogniamo di una morte così. E non accettiamo che un cinquantenne senza lavoro possa morire così, nel silenzio.(uscito su Io Lavoro di Italia Oggi il 4 gennaio 2010)