21.12.2009
Il lavoro a pochi giorni dal 2010, che doveva essere l’anno di Lisbona

A pochi giorni dal Natale, vale la pena compiere una riflessione sullo stato del mercato del lavoro in questo momento. E lo facciamo a partire dagli ultimi dati Istat, relativi al terzo trimenstre 2009. L’offerta di lavoro si riduce di 220mila unità, che potremmo definire gli “scoraggiati”. La perdita di posti di lavoro ufficiali ha superato quota 508mila, e questo riguarda per 330mila unità il lavoro dipendente e per 178mila unità il lavoro autonomo e indipendente. Le persone in cerca di lavoro risultano essere ormai a quota 2milioni, mentre il tasso di inattività è cresciuto di altre 392mila unità, ed è composto da persone che attendono i risultati di passate azioni di ricerca, dalle donne che continuano a restare fuori dal mercato e dai giovani che ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro. Il tasso di occupazione è quindi sceso al 57,5%, con un’ulteriore distanza dai target di Lisbona al 2010, che sembrano lontani anni luce, mentre ci siamo ormai dentro: il tasso maschile per la verità è vicino al 70% (68,9%), ma riguarda tutti i maschi ad eccezione del Sud, in cui il tasso di occupazione maschile è sotto il 60%. Ma è l’occupazione femminile ad aver pagato la crisi ed è al minimo del 46,1%: anche qui mentre a nord e al centro supera il 50%, al sud è del 30,8%. Quel che sembra indifferibile è riprendere in mano i target di Lisbona e attutire i record negativi in cui siamo protagonisti: giovani, donne e over 45 continuano ad essere i nostri obiettivi, nonostante la crisi, insieme a una seria riforma degli ammortizzatori sociali e della formazione, sul cui stato pietoso sembra essersi accorto, finalmente, anche il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.