08.11.2009
Detassare le prossime tredicesime, un aiuto a salari, consumi ed imprese

di Walter Passerini  

Sembra un cane che si morde la coda: l’attuale depressione economica, anche se temporanea, riduce le risorse disponibili, che a loro volta riducono i consumi, che a loro volta riducono la produzione. Il circolo vizioso continua. C’è un modo per fermare questa giostra al ribasso? Uno dei fardelli che la crisi ci lascerà è la probabile riduzione della massa salariale complessiva, che nemmeno gli alti bonus, per altro appannaggio di pochi, riusciranno a equilibrare. Tra licenziati e cassintegrati, il monte stipendi diminuisce, con un effetto domino sulla propensione al risparmio e al consumo. La stessa tregua sui mutui, che vale 8 miliardi, per quanto condivisibile, è ben poca cosa: darà un filo di ossigeno a 100 mila famiglie, ma non risolverà il problema. Di riduzione delle tasse e di aumento degli stipendi non si parla: c’è la crisi, che consiglia prudenza. E poi, che il lavoro in Italia sia poco e male pagato non è una novità, ma sarebbe meglio aspettare tempi migliori, dicono i più. C’è per la verità una mossa, che potrebbe dare un pizzico in più di fiducia e una benefica riserva di ossigeno, alle famiglie e alle imprese. Ed è la detassazione delle tredicesime, che potrebbe dare una spinta importante ai consumi. L’anno scorso le tredicesime ammontavano a oltre 35 miliardi netti. Tolta la quota dei pensionati, notoriamente a livelli bassi, resterebbero oltre 25 miliardi. È su questo montante che potrebbe agire la detassazione, aumentandolo della percentuale di mancata tassazione. Tutto ciò potrebbe dare un significativo impulso ai consumi, al di là di quelli più o meno obbligati: assicurazioni, rate bancarie, bolli e canoni. Potrebbero liberarsi almeno 8-10 miliardi per consumi aggiuntivi, che farebbero comodo al sistema, alle famiglie e alle imprese. Certo, resta il mancato introito nelle casse dello Stato. Ma quando il gioco si fa duro, si sa, i duri devono entrare in gioco e inventare soluzioni coraggiose. Alla politica cercare le strade, vedi lo scudo fiscale, per colmare i buchi. Ma l’effetto di stimolo ai consumi, alla domanda di beni, alla circolazione di moneta potrebbe avere un effetto positivo, nel concreto ma anche nella fiducia. La lezione del vecchio Keynes potrebbe davvero funzionare. Il moltiplicatore potrebbe avere un ruolo virtuoso, certo sul breve, ma è già qualcosa. Sul lungo termine, diceva Keynes, saremo tutti morti. Se non ora, quindi, quando?

(Questo articolo è apparso su Io Lavoro – Italia Oggi Sette lunedì 26 ottobre)