11.10.2009
Due o tre cose sul valore del lavoro in attesa dei primi venti di ripresa

Qualche segnale c’è, ma la ripresa tarda ancora ad arrivare. Anzi, quella che è ormai una certezza è che ci sarà una ripresa dell’economia ma ancora un probabile calo dell’occupazione. Quanto durerà ancora questo doppio fenomeno, solo apparentemente contraddittorio, non lo sappiamo. Ma quello che sappiamo è che proprio in tempi di crisi si riscopre il valore del lavoro e dentro la crisi è ormai ora di trovare alcune strade per ridare il giusto peso al lavoro. Il lavoro è importante quando manca. A volte è amaro constatarlo, ma è così. Non diamolo mai per scontato. Oggi il lavoro è soggetto a molte e palesi ingiustizie e contraddizioni. Il lavoro oggi ha un problema di diritti calpestati, di regole non rispettate, di talenti sprecati e non valorizzati. Bisogna quindi da un lato riportare alla luce il mancato rispetto dei diritti, dei quali a volte è alibi proprio la crisi; dall’altro è necessario fare emergere i comportamenti che danno valore al lavoro. Sui diritti è fondamentale riportare un clima di legalità generalizzato, a partire dalla prevenzione e protezione della salute. Inoltre va riportato alla ribalta il tema della frattura del mercato del lavoro, non più e non tanto tra insider garantiti (ma da chi, oggi?) e outsider che non riescono a farsi valere, ma tra Statuto dei lavoratori e Statuto dei lavori. Vanno qui introdotte finalmente delle tutele minime e universali uguali per tutti, sulla base del lavoro come diritto di cittadinanza. Infine, il lavoro va protetto dalla sottovalutazione, sia in termini retributivi che in termini di formazione. Le altre priorità oggi infatti sono altre due: il lavoro in generale è sottopagato, eccezion fatta per un pugno di top manager ultrapagati con bonus milionari, che dirigono o hanno diretto aziende perennemente in rosso; e il lavoro oggi non premia le competenze. Molti giovani si chiedono infatti che senso abbia studiare, laurearsi o conquistare un master se poi, dalle aziende, si sentono offrire solo occasioni sottodimensionate rispetto al titolo, disincentivanti rispetto alle competenze, con forme quasi sempre e solo precarie ed incerte e, infine, ed è il colpo di grazia, sottopagate. Urge ridare peso, valore e dignità al lavoro.