12.05.2008
Relazioni industriali, e ora il sindacato volta davvero pagina?

Con l’approvazione del documento di base unitario, il sindacato italiano si avvia a intraprendere un percorso fortemente innovativo per le relazioni industriali e tenta di dettare autonomamente l’agenda dei temi. Le questioni sul tappeto sono cinque.1.    La conferma del valore del contratto nazionale di categoria, per uniformare su tutto il territorio nazionale le condizioni minime di tutela per gli appartenenti alla stessa categoria.2.    La durata triennale dei futuri contratti, che oggi prevedono un rinnovo biennale della parte economica e un rinnovo quadriennale della parte normativa.3.    Un percorso che porti alla riduzione degli oltre 400 contratti nazionali, attraverso accorpamenti per aree omogenee.4.    L’introduzione di un secondo livello di contrattazione decentrata aziendale, che leghi gli aumenti economici agli incrementi di produttività.5.    La contrattazione territoriale per tutte quelle aziende che non hanno la contrattazione aziendale. Insieme a questi punti, l’accordo prevede anche nuove forme di elezione della rappresentanza sindacale, attraverso un sistema misto, che tenga conto dei voti delle rappresentanze aziendali e del numero di iscritti. Nel frattempo il nuovo Governo ha avviato le procedure per arrivare alla detassazione degli straordinari e all’incentivazione dei premi aziendali di produttività. Mentre Confindustria ha già fatto sapere di essere fermamente contraria all’introduzione di un terzo livello contrattuale di tipo territoriale. Inoltre, sulla questione territoriale si giocano anche partite politiche da parte di coloro che propongono l’introduzione di salari differenziati, sulla base delle inflazioni differenziate.Lo spostamento del baricentro della contrattazione verso i contratti decentrati, pur mantenendo il ruolo del contratto nazionale, va incontro all’esigenza di una maggiore relazione tra aumenti retributivi e produttività, lasciando però in questo modo scoperta l’ampia quota di aziende, piccole e medie, che sono circa l’80%, che non hanno una contrattazione aziendale. Per queste vanno studiate misure compensative sin dai contratti nazionali e/o avviata la contrattazione territoriale.Quello che si sta configurando è in realtà un nuovo modello sindacale e di relazioni industriali, meno legato alla concertazione politica nazionale, che ha caratterizzato questi ultimi 15 anni, e più legata al dinamismo e al ruolo delle parti sociali a partire dagli stessi luoghi di lavoro. Un nuovo ruolo del sindacato, che senza negare la contrattazione sia più partecipativo, non può che far bene al Paese, al sistema economico e ai suoi rappresentati.