06.11.2018
L’amaro de profundis per i contratti a termine e per le agenzie del lavoro

Un colpo di grazia al lavoro a termine e, soprattutto, ai contratti di somministrazione. La circolare del ministero del Lavoro (31 ottobre, n. 17), figlia della Legge Dignità, conferma le previsioni e getta un macigno nei rapporti tra imprese, lavoratori e intermediari del lavoro, pubblici e privati. Non sono tanto le norme e i loro disinvolti contorsionismi a preoccupare, quanto il clima delle relazioni che comportano e il rischio che, per paura del contenzioso, le imprese schiaccino il pedale del freno o addirittura si astengano. 

Le causali diventano così oggetto del contendere, dal momento che appaiono alla lettera generiche e discutibili. «Tali condizioni, sono rappresentate esclusivamente da: – esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività; – esigenze di sostituzione di altri lavoratori; – esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria». Le interpretazioni sono infinite. E’ pertanto possibile, come già detto, prorogare liberamente un contratto a tempo determinato entro i 12 mesi, mentre per il rinnovo è sempre richiesta l’indicazione della causale. Ulteriore novità è rappresentata dalla riduzione del numero massimo di proroghe, che non possono essere superiori a 4, entro i limiti di durata massima del contratto e a prescindere dal numero dei contratti.

Rinvio alla contrattazione collettiva, contributo addizionale a carico del datore di lavoro, somministrazione di lavoro (che viene appaiata alle regole del contratto a termine), limiti quantitativi di lavoratori somministrati sono gli altri temi normalizzati, che tutti insieme appesantiscono queste formule contrattuali. E’ vero che, da un lato, i contratti a termine sono un po’ sfuggiti di mano, raggiungendo la soglia dei 3,2 milioni; ma, dall’altro lato, con le nuove disposizioni, ora rischiano lo strangolamento, decretando, insieme a quelli in somministrazione, il de profundis dei contratti a termine. Un’eterogenesi dei fini totalmente punitiva per il mercato.

lastampa.it del 2 novembre