14.06.2015
Il lento cammino del Job act: come creare ripresa, occupazione e lavoro

E adesso che il percorso del cosiddetto Job act è tracciato, su che cosa è necessario puntare per avere maggiore occupazione? Tra i decreti attuativi, alcuni dei quali all’esame finale e altri da inviare poi alle commissioni Lavoro di Camera e Senato, ci vuole ancora tempo prima che il treno possa trovare la giusta velocità. Alcuni effetti si vedranno solo da settembre. Bisogna fare più in fretta.Per ora gli unici pezzi sul cammino del Job act che sono del tutto operativi sono il decreto sul contratto a tutele crescenti (6 marzo) e l’avvio dal 1 maggio dei nuovi ammortizzatori sociali (Naspi, Asdi e Discoll). A questi due se ne possono aggiungere altri due appena approvati (giro di vite sui contratti a progetto e sul riordino dei contratti e quello sula conciliazione e maternità). Ne mancano altri quattro, i cui testi vanno al parere delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, per tornare al governo entro un massimo di trenta giorni
In stand by sono invece alcuni temi importanti. Il primo è quello della definizione della nuova cassa integrazione, che non potrà più essere utilizzata da aziende sul binario morto (che non riapriranno più) e che sarà pagata anche dalle imprese utilizzatrici. Finirà così il regime della cassa integrazione in deroga che, se durante la crisi ha mantenuto in vita numerose piccole aziende e attività commerciali, ha anche permesso cattive abitudini di cui ha fatto le spese la fiscalità generale, cioè i soldi di tutti gli italiani. D’ora in avanti, secondo il sistema bonus-malus in vigore nelle assicurazioni, pagherà di più in termini di contributi chi ne usufruirà di più.
Il secondo pacchetto, molto atteso, è quello delle politiche attive del lavoro, con la nascita della nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Al di là della sua composizione quantitativa e qualitativa, l’agenzia avrà un ruolo di coordinamento e di stimolo per le regioni per l’avviamento di politiche del lavoro non più solo risarcitorie, ma in grado di attivare i soggetti nel ritrovare un nuovo lavoro. L’imputato è oggi il sistema dei servizi per l’impiego, sia pubblici che privati, che dovranno essere meglio formati e motivati nell’attuare un nuovo mestiere.
Il terzo pacchetto riguarda la nascita dell’Agenzia unica ispettiva, che dovrebbe accorpare se non solo coordinare la parte ispettiva dell’Inps, l’Inail e gli Ispettori del lavoro.
Il quarto blocco riguarda alcune semplificazioni, tra le quali quella dei divieto di controlli dei dipendenti, secondo lo spartiacque tra controllo delle attrezzature, sempre possibile, e controllo delle persone, formalmente proibito; mentre il cosiddetto demansionamento, cioè la possibilità, soprattutto per aziende in ristrutturazione, di assegnare unilateralmente delle mansioni più basse ai lavoratori è stato normato nel decreto sul riordino dei contratti.
In sintesi, al di là degli affetti che potranno avere i prossimi quattro decreti, emerge con forza il tema decisivo: come avere una ripresa economica insieme a una ripresa dell’occupazione (i temi sono asimmetrici, per l’occupazione aggiuntiva dovremo aspettare qualche mese); l’altro tema è quello della nascita dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, che dovrà stimolare e coordinare il lavoro delle regioni. Infine, altro tema che è necessario avviare con decisione è quello delle nuove politiche industriali: quali sono i settori economici e produttivi sui quali il nostro paese intende puntare per avere uno sviluppo della domanda di lavoro, possibilmente non drogata da incentivi temporanei.