09.02.2014
Corriere Lavoro 20 anni fa, eutanasia di un amore

Carissimi lettori e lettrici, ho resistito alla tentazione di scrivere un ricordo a vent’anni dalla nascita di Corriere Lavoro (il primo numero uscì il 4 febbraio 1994), ma le molte e generose sollecitazioni da parte di numerosi collaboratori e collaboratrici mi spingono ora a scrivere un breve commento. Devo dire che ancora oggi incontro molte persone che mi chiedono le ragioni della fine di quella straordinaria esperienza, umana e professionale, e confesso che rispondere mi crea ancora qualche imbarazzo e molte fitte al cuore e al fegato. Ritengo che la scelta allora dichiarata di inserire alcune pagine di Corriere Lavoro all’interno del nascente giornalone di 96 pagine non mi ha mai convinto e oggi ne vedo malinconicamente il risultato. Credo che chi ha deciso, non io, di chiudere di fatto il primo e più importante settimanale dedicato al lavoro e alla formazione realizzato dal primo quotidiano italiano se ne debba assumere ancora oggi la responsabilità. Sfido chiunque a riconoscere quanto sarebbe stato utile in questi anni e oggi un supplemento di quella forza dalla parte dei tanti senza lavoro. Certo, fu un’esperienza oggi in quei termini irripetibile, dopo lo sviluppo di internet, ma una sua prosecuzione sia su carta che sul web ha ancora in questi tempi più di un senso. Ma così è stato e così è. Credo che l’avventura di Corriere Lavoro e la sua chiusura siano l’esempio tra i tanti della mancanza di una visione editoriale da parte di molti cosiddetti manager e da parte di chi alla guida di grandi gruppi editoriali pensava ad altro e una delle ragioni delle difficoltà in cui versano oggi i quotidiani e la carta stampata. Da parte mia mi resta il conforto di aver contribuito alla nascita di altre esperienze editoriali in altri quotidiani, che intendo proseguire con direttori e colleghi coraggiosi e intelligenti. Resta l’amarezza ma anche la certezza che nelle mutate condizioni attuali prima o poi potrà ancora nascere una nuova avventura editoriale all’insegna del lavoro e della formazione, che restano i capisaldi della futura occupabilità. Mi scuso per la lungaggine di un ricordo scritto di getto e guardo avanti, con la volontà, la passione e la convinzione di poter essere utile agli altri e a chi cerca un lavoro con tutti i mezzi oggi a disposizione. Un abbraccio e un grande in bocca al lupo a tutti!