13.01.2013
Lavoro, è finita l’era delle promesse, nasce il tempo delle proposte

La prossima gelata arriverà il primo febbraio, quando puntuale come un orologio svizzero l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, snocciolerà i dati sull’occupazione per il mese di dicembre 2012. Facile, senza essere dei profeti, prevederne il contenuto. Una disoccupazione generale sopra l’11,1%, una disoccupazione giovanile superiore al 37,1%. Vedremo affannarsi al capezzale del peggior dramma nazionale medici e fattucchiere, che tenteranno di minimizzare: in fondo siamo meglio dell’Europa; tutta colpa degli inattivi che da rassegnati si sono messi a cercare lavoro, uscendo dall’esercito di inattivi ufficiali. La discussione sarà aspra sotto il cielo, ma inutile. Dimostreremo ancora una volta l’incapacità, non solo di ascoltare la realtà, ma di prevedere una qualche reazione concreta. E’ finito il tempo delle analisi e delle diagnosi. E’ finito il tempo delle recriminazioni e dello scarico delle colpe. E’ ora di prendere in mano questa Italia e di renderla migliore di come l’abbiamo trovata. Quel giorno mancheranno poco più di tre settimane alle elezioni. E molti faranno a gara ad accaparrarsi i consensi su delle promesse. E’ finito il tempo delle promesse, nasce il tempo delle proposte. Premieremo chi farà le proposte più concrete, sensate e credibili. Chi dimostrerà che la principale priorità dell’Italia è il lavoro e la seconda l’etica e la lotta alla corruzione. E’ un programma minimo indispensabile da seguire, una modesta proposta nell’epoca in cui le rane cominciano a gonfiare il petto e a perdere in flatulenza tutte le loro energie.